Se volessimo darle un nome, la chiameremmo Apocalisse 4800 come l’anticiclone africano che ha trasformato l’estate italiana ed europea in un rovente (e per nulla piacevole) percorso a ostacoli in una sauna turca. In realtà la siccità che continua a interessare il nostro Paese non è una questione di caldo, ma di precipitazioni estremamente limitate già da diverso tempo, mesi e addirittura anni. Una situazione che desta grande allarme, soprattutto perché i bacini idrici si sono ridotti al minimo, mettendo a rischio l’autonomia dei singoli territori. Un esempio giunge da Arco, in Trentino, dove, come spiega il quotidiano l’Adige, i diversi serbatoi della rete comunale sono ben al di sotto del livello di esercizio, in una situazione di grave carenza idrica (vedi Laghel e Mandrea) o, come nel caso di San Giacomo – che da solo serve circa 5000 persone – vengono alimentati dall'autobotte dei vigili del fuoco, già prossimi all’esaurimento. Una delle cause, secondo il Comune, sarebbe imputabile a un consumo idrico anomalo durante i fine settimana, prevalentemente dovuto all’irrigazione dei giardini e al riempimento delle piscine private.
“È inconcepibile – sottolinea il sindaco di Arco, Alessandro Betta, parlando alla stampa locale – che dobbiamo mettere in campo un simile dispiegamento di persone e di risorse per riempire le piscine e irrigare a pioggia i giardini”.
Da ordinanza, dunque, le piscine che non si possono riempire ad Arco “sono quelle private, spesso fuori terra, che oltretutto vanno svuotate di frequente, mentre quelle di uso pubblico interrate (alberghi e campeggi), che consumano molta meno acqua e sono utilizzate da un elevato numero di utenti, possono rimanere in esercizio”. Una doverosa precisazione, quella del Comune, poiché infatti, ad eccezione delle vasche che si comprano fai-da-te, spesso low cost, al negozio di bricolage – le quali vengono effettivamente svuotate e riempite spesso, con un grande spreco idrico – le piscine realizzate a livello professionale dalla manifattura italiana – private o pubbliche che siano, generalmente interrate – non comportano affatto un sostanziale consumo d’acqua poiché non vanno assolutamente svuotate, pena la pressione del terreno sulle pareti non più compensata dall’acqua e il successivo danneggiamento delle stesse.
Anzi, il loro impianto di filtrazione e trattamento dell’acqua garantisce sempre un invaso di acqua pulita e utilizzabile con un minimo ricambio idrico, che impatta sul consumo domestico – per fare un esempio – solo al 5%. Con in più il vantaggio – in un’estate arida e siccitosa, che ha prosciugato aree verdi e boschive in eguale misura – di garantire un bacino d’acqua a disposizione dei vigili del fuoco, dovesse purtroppo essercene necessità in questo periodo – altresì – di incendi.
Da sempre impegnata a favore dell’ambiente e promotrice, ancor prima che la siccità divenisse un problema strutturale, di una campagna di sensibilizzazione sull’importanza del risparmio e del recupero idrico, Piscine Oggi non può che concordare con la necessità di lasciare in cantina le vasche fai da te e consultare un professionista: una piscina può essere di tutte le dimensioni, anche in formato ‘mini’, e una volta riempita richiede un consumo d’acqua molto basso. Per nulla paragonabile, insomma, all’uso anche solo di una piscina gonfiabile.