Quale futuro attende le piscine? Se ne è parlato al convegno regionale Uisp

Il convegno regionale Uisp Emilia-Romagna “Piscine: quale futuro?” ha fatto emergere una situazione molto chiara, ovvero che, in un contesto storico nel quale il caro-energia sta soffocando gli impianti sportivi e natatori e nel quale diventano non più un desiderio, ma un'esigenza di sopravvivenza, l'ammodernamento e la riconversione delle strutture sportive, nessuno si può salvare da solo. La richiesta dei gestori alle amministrazioni pubbliche e alla Regione è quella di continuare a lavorare fianco a fianco per trovare soluzioni immediate, nel giro di poche settimane, pena la chiusura degli impianti e la disoccupazione di migliaia di operatori.

Roberto Veroni, presidente Associazione Piscine Emilia-Romagna, ha spiegato che “Ci sono 120 impianti e altrettante piscine scoperte con un milione di frequentatori e 15.000 lavoratori impiegati. Gli impianti chiusi sono oggi circa 12, tra manutenzioni e palloni pressostatici che non sono stati montati di nuovo: questo significa che la regione Emilia-Romagna ha resistito meglio di altre regioni. Abbiamo però un problema contingente e una realtà che dobbiamo guardare in faccia: Covid-19 e bollette sono state il detonatore di un sistema che ha bisogno di riforme strutturali. Tanto più che essendo spesso inseriti in un contesto di convenzioni pubbliche gli impianti sono spesso 'costretti' a tenere aperto”. Passando poi ai bandi degli impianti, Veroni ha sottolineato che “Gli obblighi del concessionario sono di dieci pagine, quelli del concedente due righe. Il Comune può invece riscuotere sanzioni dalle fideiussioni. Bene che l'ente pubblico si cauteli, ma tutti dobbiamo avere garanzie”. E per quanto riguarda le utenze? “Oggi che finalmente sono rientrati i fruitori, diciamo loro che abbassiamo acqua o riscaldamento? No. Magari possiamo agire sugli orari di apertura, sui giorni di chiusura. Se noi dovremo scegliere se chiudere le piscine o le aziende, chiuderemo le piscine. Da soli non possiamo farcela” ha commentato Veroni.

Luca Bosi, delegato nazionale del Coordinamento Associazioni Gestori Impianti Natatori, ha affermato che “Il contributo che esce dall'Emilia-Romagna è determinante a livello nazionale. Vogliamo evitare la chiusura degli impianti e l'abbassamento della qualità, ma diventerà qualcosa di inevitabile se non si crea uno spirito di collaborazione molto fattiva. Trovare nuovi gestori di impianti oggi è pressoché impossibile, se si chiudono poi riaprirli è quasi impossibile. Quali proposte? È difficile parlare di contributi pubblici ma c'è un tema di coordinamento territoriale, con Comuni che fanno una cosa e altri un'altra: dovrebbe esserci omogeneità. Proprio dai Comuni ci si attendono riequilibri dei piano economico-finanziari e una collaborazione immediata per risolvere i problemi. Non sono così sicuro che ci sia la consapevolezza della gravità del problema. E il personale? Non c'è cassa integrazione straordinaria, abbiamo bisogno che quello strumento sia in campo. Gli investimenti? Non escludo che li possano fare i gestori, ma quando entriamo in banca non ci ricevono, ci chiedono depositi cauzionali per attivare le utenze. Vanno individuate soluzioni che siano efficaci tra qualche settimana, qualche mese non ce l'abbiamo”.

Per maggiori informazioni:

Il convegno Uisp Emilia Romagna sul futuro delle piscine