Negli Stati Uniti si punta all’ecosostenibilità

I cambiamenti climatici, l’inquinamento atmosferico e gli effetti che stanno generando sull’ecosistema ambientale del nostro Pianeta sono divenuti una priorità nell’agenda politica di molti Stati, a partire dall’Italia che, con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha deciso di impartire - ufficializzandola - una svolta ‘green’ al nostro tessuto economico e produttivo, dando avvia alla transizione energetica (ed ecologica).

Un processo che coinvolge, a livello internazionale, molti Paesi, e che vede come punto comune la necessità di invertire la tendenza prima che le conseguenze generate da quella che ormai è una vera e propria emergenza climatica – dalla siccità alle mancate nevicate invernali, per fare un esempio – divengano irreversibili.

Oltreoceano, la svolta ‘green’ sta interessando anche gli Stati Uniti. Una trasformazione delle infrastrutture che è in corso da tempo – nonostante le politiche meno che ambientaliste del precedente governo Trump – guidata dall’obiettivo di ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili. Un processo che ha un impatto profondo anche sul settore della piscina, del quale si vedono già gli effetti: l’introduzione delle pompe a velocità variabile, ad esempio, e la normativa del 2021, che ha di fatto tolto dal mercato e dalla produzione le pompe per piscine a velocità singola.

Si tratta, in particolare, di una normativa varata dal Dipartimento dell'Energia americano (DOE) che richiede che le pompe per piscine DP3 prodotte o importate negli Stati Uniti soddisfino gli standard minimi di efficienza energetica. Un passaggio importante, in linea con la tendenza, già in corso, di ‘migrare’ dai combustibili fossili alle rinnovabili, appena iniziata, e con l’idea di sostituire, come fonte di alimentazione, l’elettricità che (si spera) possa eventualmente essere generata in quantità sufficienti attraverso tecnologie più pulite, come il solare, l’eolico o la geotermia.

Un capitolo a parte di questa svolta ecosostenibile riguarda i sistemi di riscaldamento della piscina a gas. La transizione energetica, in questo caso – come spesso accade quando si parla di piscine in America – vede come capofila la California e il suo Air Resources Board (CARB), che opera sotto l'egida della California Environmental Protection Agency. Nel settembre del 2019, la città di Berkeley, agendo in autonomia, è diventata la prima città degli Stati Uniti a vietare l'installazione di linee per il trasporto di gas naturale in tutte le nuove costruzioni. Altre città dello Stato hanno seguito l'esempio, tra cui San Jose, Oakland, Santa Rosa e Santa Monica, e successivamente oltre 50 città e paesi della California hanno adottato regolamenti che vietano o scoraggiano l'utilizzo del gas naturale. A maggio del 2022, quindi, anche la città più grande dello stato, Los Angeles, si è unita al gruppo, vietando i bruciatori di gas naturale nelle nuove costruzioni.

Lo scorso settembre, poi, si è arrivati a un punto di svolta: la CARB è intervenuta a livello statale approvando all'unanimità un piano globale per ridurre le emissioni da più fonti entro il 2030. Il piano di per sé non detta azioni specifiche, tuttavia chiede alle agenzie statali di redigere una norma per eliminare gradualmente molte tecnologie che utilizzano combustibili fossili, compresi gli scaldabagni, entro il 2025. Il presidente del CARB ha quindi rivolto un appello al governo federale affinché adotti questa nuova politica.

Per quanto concerne, in particolare, le piscine, il documento redatto dal CARB non chiama in causa, in modo specifico, i "riscaldatori a gas", e dunque, sarà necessario vedere come evolverà la situazione per comprendere la ‘portata’ di questo cambiamento. E se la Air Resources Board della California si pone l’obiettivo di istituire un procedimento pubblico, con il coinvolgimento degli stakeholders, la transizione messa in moto, per quanto concerne anche l’industria della piscina, sembra certa.

L’obiettivo, infatti, è individuare una direttrice comune – ed ecosostenibile - che entri in vigore entro il 2030. Un cambiamento che si prospetta estremamente significativo per il settore, sia in termini economici, sia tecnologici. In un Paese in cui, è pur importante ricordarlo, in alcune aree il gas naturale è ancora, al momento, l’unica opzione.