Se dovessimo individuare una classifica di tematiche che nel 2021 sono state predominanti, potremmo certamente includere l’acqua. Se n’è parlato a Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che lo scorso autunno si è tenuta a Glasgow, in Scozia, ma se n’è discusso anche sulle pagine economiche dei quotidiani, in merito al cosiddetto “Caro bollette”, determinato principalmente dalla crisi dei mercati del gas e dell’elettricità, unita all’inflazione del primi mesi del 2022. Perché l’acqua è una risorsa già più preziosa dell’oro e l’acqua potabile è ancora più importante. È un bene primario, essenziale, imprescindibile, e preservarla significa tutelare il futuro stesso della nostra comunità.
Piscine Oggi, come rivista di riferimento dell’Industria della piscina e della spa – settore che nel DNA ha il dovere di trattare l’acqua con i guanti bianchi – ha già da tempo intrapreso una campagna di sensibilizzazione per incoraggiare questa filiera a intraprendere una transizione ecologica specifica, rivolta, appunto, al risparmio idrico e allo sviluppo e utilizzo di tecnologie sempre meno impattanti, sempre più ecosostenibili. Tuttavia c’è un aspetto essenziale da considerare, che richiede di essere ‘aggiornato’ affinché una politica di risparmio idrico possa essere efficacemente implementata da tutti gli attori coinvolti, istituzioni ma anche professionisti, operatori e associazioni: la normativa. Se i privati, a livello residenziale, sono soggetti a una maggiore libertà per quanto concerne il risparmio – ed eventuale recupero – idrico, quando la piscina è pubblica, o a uso pubblico, le regole da seguire sono più restrittive.
Italia, prove di ecosostenibilità
Poiché senz’acqua non esiste piscina, essendo l’acqua il fondamento di ogni impianto natatorio, pubblico o privato a uso pubblico che sia, le piscine pubbliche e private a uso collettivo possono dare un notevole contributo in tema di risparmio e impiego sostenibile della risorsa idrica. In Italia, a regolamentare la qualità e la provenienza dell’acqua che alimenta questi impianti sono due fonti normative: l’Accordo tra il ministero della Salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sugli aspetti igienico-sanitari per la costruzione, la manutenzione e la vigilanza delle piscine a uso natatorio (GU Serie Generale n.51 del 03-03-2003) e la UNI10637, “Requisiti degli impianti di circolazione, filtrazione, disinfezione e trattamento chimico dell’acqua di piscina”, che al momento si trovano entrambe in fase di revisione. L’Accordo Stato-Regioni, in particolare, impone alle piscine pubbliche e a quelle private ad uso collettivo l’approvvigionamento idrico attraverso un acquedotto pubblico e/o attraverso altre fonti di approvvigionamento idrico qualitativamente rispondenti ai requisiti di potabilità e prevede l’obbligo di vuotare le vasche al[meno una volta all’anno.
La norma UNI 10637, invece, riguardo al rinnovo d’acqua giornaliero, che include l’acqua di reintegro, afferma che deve essere pari a non meno di 30 Iitri per bagnante al giorno; qualora non fosse possibile rilevare il numero effettivo dei bagnanti, l’entità del rinnovo giornaliero deve essere almeno pari al 2,5% (ma in alcune Regioni anche al 5%) della somma del volume d’acqua di vasca e al 60% del volume convenzionale della vasca di compenso. Un consumo idrico notevole, quest’ultimo, sul quale è necessario agire affinché gli impianti diventino meno impattanti, per l’ambiente così come per i proprietari e i gestori. La scelta di indicare l’acquedotto quale fonte principale per l’approvvigionamento idrico delle piscine, sia per quanto concerne il riempimento iniziale della vasca, sia per il ricambio giornaliero, è determinata dalla volontà di garantire i più elevati livelli di tutela igienico sanitaria per l’utenza. E protegge la salute dei bagnanti, ma questo comporta anche lo scarico di una grande quantità d’acqua potabile sicura e spesso di ottima qualità. Che significa questo, che l’acqua di piscina deve essere potabile?. “Sì e no. Al momento – spiega Vincenzo Romano Spica, professore ordinario di Igiene e Sanità pubblica presso l’Università degli studi di Roma ‘Foro Italico’ – la normativa prevede che l’acqua di riempimento debba rispondere ai requisiti di potabilità, ma ovviamente quella che ritroviamo nella vasca e nel ricircolo non può né deve essere potabile, sia per la presenza dei bagnanti, sia per l’aggiunta di disinfettanti e altre sostanze usate per garantirne la sicurezza igienico-sanitaria. Il legislatore ha previsto questi criteri restrittivi per tutelare la salute pubblica, ma in principio si potrebbe utilizzare anche l’acqua di un pozzo o di un lago, di cui se ne verificasse la sicurezza. Perché allora riempire le piscine con l’acqua dell’acquedotto destinata anche a cucinare e bere? Questo tema attualissimo è parte della questione della protezione delle riserve idriche, della tutela delle acque e della sostenibilità delle attività umane. Sia il legislatore, sia i tecnici stanno considerando alternative per limitare lo spreco di acque, anche aumentando il riciclo e studiando alternative per l’approvvigionamento, come la raccolta di acque da sorgenti o meteoriche. Questo impegno è parte dello sforzo teso a proteggere l’ambiente, rispettare le risorse idriche e rendere sempre più ‘green’ anche gli impianti natatori, pubblici o privati che siano”.
Qualità dell'acqua, una questione internazionale
L’Italia non è ovviamente l’unica nazione a essersi posta il problema del risparmio idrico, per quanto riguarda il settore della piscina. Mercato di rilievo a livello internazionale, che durante la pandemia ha visto una nuova crescita, soprattutto per quanto concerne l’ambito residenziale, questo comparto già da tempo opera alla ricerca di soluzioni ecosostenibili, con risultati spesso molto importanti. Che tuttavia, come per l’Italia, devono fare i conti con la normativa, tendenzialmente stringente quando il numero di bagnanti supera una certa soglia minima, proprio per una questione di tutela della salute. Per fare il punto della situazione legislativa in Europa e nel resto del mondo, Piscine Oggi ha contattato i propri partner esteri e tratteggiato un quadro delle norme, dei vincoli e delle regole che determinano le caratteristiche qualitative dell’acqua negli impianti natatori pubblici e privati a uso commerciale, quelli, cioè, sottoposti alle maggiori restrizioni. Così da evidenziare a che punto siamo e in quale direzione bisogna procedere per intraprendere una vera e propria svolta ‘green’ di tipo sistemico e globale.
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