Entro i prossimi 10 anni, in Australia, fino al 40% delle strutture acquatiche pubbliche di proprietà degli enti locali necessiterà probabilmente di un serio rinnovamento o di una sostituzione totale, per un costo di oltre 8 miliardi di dollari. Lo afferma lo "State of Aquatic Facility Infrastructure in Australia - Rebuilding our Olding Public Swimming Pools", il report stilato ogni anno dalla Royal Life Saving Society – Australia.
Punti di riferimento essenziali per le comunità, sia da un punto di vista educativo, sia sportivo, ludico e sociale, le piscine pubbliche rappresentano, in Australia come nel resto del mondo, il luogo dove i ragazzini imparano a nuotare, dove si praticano gli sport acquatici, l'idroterapia, o dove ritrovarsi nel tempo libero. Con un bacino di utenza di 5 milioni di australiani che le frequentano abitualmente, queste strutture un servizio essenziale, accessibile a tutti. Con il passare degli anni, tuttavia, il tempo lascia il segno e gli impianti si fanno più obsoleti, sia in termini impiantistici, di usura ed efficienza energetica, sia dal punto di vista dell'offerta.
Lo studio condotto dalla Royal Life Saving Society – Australia, in particolare, ha rilevato che:
- L'aspettativa di vita media di una piscina è di 50 anni.
- La piscina pubblica australiana media è stata costruita nel 1968.
- Ben 500 (pari al 40%) delle piscine pubbliche locali raggiungeranno il termine, per così dire, del loro 'ciclo di vita' entro il 2030.
- Sono necessari 8 miliardi di dollari per sostituire questi impianti obsoleti.
- Serviranno altri 3 miliardi di dollari per sostituire le strutture che diverranno obsolete entro il 2035.
Il costo sociale, sanitario ed economico, qualora non venisse sostituito o ammodernato almeno il 10% delle strutture acquatiche entro la fine di questo decennio, spiega la Royal Life Saving Society, "potrebbe avvicinarsi a 1 miliardo di dollari l'anno", secondo le stime. "Anche una semplice piscina all'aperto può richiedere, per essere ammodernata, un investimento fino a 10 milioni di dollari, oggi, con l'aumento dei costi di manodopera e materiali".
“I governi locali - spiega RJ Houston, della Royal Life Saving Society, il cui lavoro lavoro di ricerca e formazione per quanto concerne la sicurezza in acqua è sostenuto dal governo australiano - sono i principali finanziatori delle strutture acquatiche e sono attualmente sottoposti a una straordinaria pressione in termini di bilancio, e questo rende necessario rivedere il modo in cui le piscine pubbliche vengono finanziate e mantenute. Le comunità regionali e dell'entroterra sono le più colpite. La maggior parte delle comunità costiere e delle aree urbane beneficia di una forte infrastruttura acquatica pubblica e privata, nonché di infrastrutture sociali come club di salvataggio e spiagge sorvegliate".
Invece, nell'entroterra numerosi enti locali, sempre secondo il report "faticano a permettersi interventi di manutenzione o ammodernamento delle piscine, e sempre più spesso si considera la chiusura degli impianti".
Una situazione che non riguarda solo l'Australia, a maggior ragione in un contesto variabile ed incerto come quello attuale, determinato, in Europa, dalla crisi energetica originata dal conflitto in Ucraina.
"Il numero di incidenti che si verificano ogni anno, unito alle generazioni di bambini che, in questo contesto, rischiano di perdere quei luoghi dove tradizionalmente si può imparare a nuotare in sicurezza, a causa dello stato delle infrastrutture acquatiche, rappresenta davvero una tempesta perfetta", afferma Houston.
Per scongiurarla, l'associazione avanza delle raccomandazioni, allo scopo di ripensare l'approccio alle piscine pubbliche così da garantire la loro sopravvivenza: "Oltre ad incrementare i finanziamenti, i governi statali e federali devono rivedere le modalità di allocazione dei fondi per garantire un accesso equo e universale alle piscine comunitarie in tutta l'Australia".