Acqua di ultima generazione: su Piscine Oggi una rassegna con le novità più interessanti dal mercato

Una condizione imprescindibile affinché una piscina sia – e rimanga – un luogo deputato al benessere e al relax, efficiente e autonomo, è la qualità dell’acqua. Non si può prescindere, infatti, da quella che è la materia prima di un impianto di questa tipologia, pena una serie di conseguenze che vanno dalla longevità dell’invaso stesso alla salute di chi ne fa uso. Una buona acqua significa un impianto in grado di funzionare al meglio, riducendo il rischio di problematiche e ottimizzando il rapporto costi/consumi. Ma significa anche un’acqua priva di batteri, salubre, a tutela di chi ne fa uso.

L’acqua di piscina è influenzata, del resto, da una serie di fattori, sia che l’impianto sia posizionato indoor, sia – a maggior ragione – se la piscina è all’esterno, anche in rapporto all’afflusso di bagnanti. Incidono sulla qualità dell’acqua, infatti, per fare alcuni esempi, le condizioni climatiche, la presenza di sporcizia e detriti in vasca (come le foglie o gli insetti), la temperatura esterna e l’interazione con i bagnanti. Questi fattori, assieme ad altri, condizionano l’equilibrio chimico-fisico dell’acqua e possono alterarne la “struttura”. Per questo motivo è fondamentale dotarsi di un buon sistema di trattamento dell’acqua ed effettuare controlli periodici e cadenzati sullo stato di salute della nostra piscina: tutelare l’efficienza di un impianto significa tutelare anche chi lo utilizza.

Una nuova direzione

Per decenni, parlando di trattamento dell’acqua, si è sempre inteso il cloro: è economico ed è efficientissimo nel garantire salubrità poiché può eliminare qualsiasi batterio o microrganismo, rendendola pulita e “sicura”. E poi è facile da usare: lo si può dosare e misurare in maniera semplice e viene utilizzato da oltre due secoli su scala sempre più larga. A livello normativo, inoltre, quando si parla di piscine, il cloro – in ambito pubblico – è obbligatorio: se per gli impianti privati non vi sono particolari prescrizioni, infatti, per quanto concerne le strutture aperte al pubblico la normativa italiana ne impone fondamentalmente l’utilizzo. La legge in Italia che regolamenta il settore della piscina ha inserito, sia nell’Atto di Intesa tra Stato e Regioni del 2003, sia nelle norme UNI 10637:2016, l’utilizzo esclusivo dell’acqua potabile, come riempimento iniziale della piscina e come ricambio giornaliero. La finalità di questa scelta è dettata da una lodevole tutela igienico sanitaria dell’utenza, tuttavia comporta anche una grande quantità d’acqua potabile di buona qualità che finisce scaricata in fognatura. Con l’esigenza di procedere nella direzione opposta, puntando dunque al risparmio energetico e, nella fattispecie, a quello idrico, occorre in primis intraprendere una nuova e più consapevole politica ambientale e di risparmio energetico che possa coinvolgere le istituzioni sia in ambito nazionale che regionale, prospettando chiarezza interpretativa sulle normative vigenti e indicando linee guida chiare e fattibili rivolte ad eliminare le barriere dettate da pregiudizi ed impedimenti burocratici, così da giungere ad una più spedita soluzione di un problema che non riguarda una minoranza di cittadini, ma una grande famiglia di imprenditori che, con le loro piscine pubbliche o private ad uso collettivo, garantiscono un servizio di alta qualità per tutta la collettività.

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